Impiegata indagata: quando un certificato camerale può dare problemi

Un’impiegata di un ente da tre anni e mezzo adottava un trucco per arrotondarsi lo stipendio. Faceva il suo lavoro, servendo i clienti che si rivolgevano al suo sportello, e consegnava loro il certificato camerale richiesto, riscuotendone il relativo importo. Il problema, però, è che quando il cliente si allontanava ne cancellava la richiesta, così che non risultava nulla e lei conservava il soldi che erano stati pagati per il certificato camerale. In questo modo sarebbe riuscita a mettere via 50mila euro.

La vicenda

Un funzionario dell’ente si era accorto di una stranezza, vale a dire l’impiegata addetta al servizio al pubblico che cancellava molte pratiche dopo averle evase. Annullare delle richieste di certificato camerale è una cosa che si può fare, ma non così frequentemente quanto faceva lei. Quindi il funzionario si è insospettito, si è rivolto ai suoi capi e così è iniziata l’indagine della procura gestita da un pubblico ministero. Da lì al coinvolgimento dei carabinieri il passo è stato breve: hanno convocato e interrogato tutti i richiedenti, che non sapevano nulla di quello che faceva l’impiegata, perché semplicemente chiedevano il certificato camerale, lo pagavano e se ne andavano.

Conseguenze

L’impiegata lavora ancora nell’ente, ma ha un altro ruolo e non serve più i clienti allo sportello. Tuttavia è indagata per peculato e l’inchiesta su di lei rimane aperta: si stanno raccogliendo prove e sentendo testimoni, per lo più i clienti che hanno dichiarato di aver regolarmente pagato il certificato camerale richiesto. Queste ammissioni sono gravi prove contro l’impiegata, perché i soldi che sono stati pagati non ci sono nelle casse dell’ente, in quando è stata lei ad appropriarsene.

Precedente

Una vicenda simile si era svolta in un’altra struttura. Un’impiegata è stata condannata a due anni e quattro mesi di detenzione per corruzione: se si presentavano clienti che avevano bisogno di accelerare la richiesta di documenti catastali, lei proponeva il rilascio di copie informali dietro pagamento di una mancia, che poteva andare dai dieci ai cinquanta euro. In questo modo aveva messo da parte circa 100mila euro.

Comments

comments